mercoledì 6 luglio 2016

Presidente CNR a Lecce domani 7 luglio

Il Prof. Massimo Inguscio, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, terrà una lectio magistralis su “La luce e la misura del tempo” 
 7/7/2016
Il 7 luglio dalle ore 10.30, presso il Centro Congressi del complesso Ecotekne, è in programma la cerimonia di consegna dei diplomi di dottorato (anni solari 2014/2015) della Scuola Superiore ISUFI dell’università del Salento.

Colgo l'occasione per ripubblicare un post che è apparso nel 2011 sul blog GiapponeGiappone, ormai chiuso.

Il Ministro Profumo e la scienza in Giappone 
Mercoledì 21 Dicembre 2011
Ieri sera su La7, a 8 e mezzo, Lilly Gruber ha intervistato il ministro Francesco Profumo, ex-rettore del Politecnico di Torino, temporaneamente sospeso dal nuovo incarico di Direttore del CNR. La personalità è di alto livello, ed ha dimostrato abilità di gestione della crisi attuale, economica e politica. Ha detto, tra le altre cose, che ha avuto una esperienza come ricercatore in Giappone, e che la figura del professore capo, il sensei, è da prendere come esempio. Il senso era che la scuola deve dare spazio alle gratificazioni dell'insegnante (in mancanza di fondi per gli aumenti di stipendio), e che nel mondo della ricerca si deve creare un ambiente più produttivo anche grazie a buoni rapporti tra l'anziano, l'esperto, e i formandi. Ha detto anche che le nostre eccellenze sono individuali, di singoli, e che gli italiani non riescono a riportare in Italia i fondi europei per la ricerca, solo la metà dei 15 milioni di euro che l'Italia versa alla Commissione Europea, e che perciò bisogna saper fare più squadra, fare sistema. Prendo spunto da questa riflessione per aggiungere alcuni commenti sulla mia esperienza nel mondo gerarchizzato della ricerca giapponese. Nel laboratorio in Giappone vige una disciplina ammirevole. Una volta alla settimana si svolge la riunione per presentare le "cose da fare" (le corveè, tipo la pulizia delle stanze, l’igiene negli stabulari, attingendo a una lista di nomi a rotazione periodica), programmare le attività, i seminari, le visite, le riunioni. Si mette ordine, si passa l'aspirapolvere, a turno, ed il capo si pulisce il proprio spazio. Si organizzano feste e cene, a cui ognuno contribuisce secondo il suo grado e salario, i più in alto pagano di più. Non c'è un orario per ritirarsi, il sensei va via tra gli ultimi, e sembra sempre indaffarato ma attende che gli si chieda un minuto di attenzione. Rientrare a casa dopo la cena di laboratorio, il sabato sera, è da occidentali. La domenica è una buona occasione per visitare il laboratorio e parlare con i capi, in genere passano a fare presenza. Il complesso è strutturato in divisioni, che accedono ad una strumentazione condivisa, che viene programmata e acquistata insieme, il personale è istruito ad usarla, non ci sono grosse invidie e usi personali di strumenti. Capita di scendere nel seminterrato per la camera oscura, e salire ai diversi piani per le centrifughe, gli scanner, e lasciare una prenotazione scritta e così pianificarsi gli esperimenti. La strumentazione viene sostituita con rapidità, si fa l'upgrade, i fondi ci sono. Negli spazi comuni ci sono un bollitore, caffè solubile, a volte dolci o frutta, si condivide il momento del tè delle 17, un kaki-mela tagliato a fette, un souvenir portato da un visitatore o al rientro da un convegno. Il journal club si svolge nella pausa pranzo, mentre tutti mangiano, ognuno sceglie un articolo che ha informazioni nuove o attinenti alla ricerca in corso, e bisogna fare domande. Bisogna anche rispondere, e questo viene più facile agli occidentali. Il mondo della ricerca è per i giovani. Ti spronano a produrre al massimo livello (il livello si misura con l'impatto del giornale su cui pubblichi, su tanti dati prodotti) e ti persuadono con il mantra magico: entro una certa età (27-30 anni) bisogna arrivare al risultato prestigioso, le pubblicazioni, la carriera assicurata. Dopo, si sopravvive. Infatti, tanti Istituti vengono chiusi, rimaneggiati, posizioni di tecnico perse. Specie il mondo della ricerca è molto duro con le donne. Molte ricercatrici perdono il contratto, che è a tempo determinato, e dopo i 35-40 anni non resta che occuparsi dei genitori, rientrare nella casa di famiglia, cambiare attività.
Mobbing, pretese eccessive. 
Ho visto dottorande trattate male da capetti rudi, ho consolato persone in pianto. A qualcuno era stato chiesto di fare di più, produrre altri dati, quando la tesi era già finita. Ricercatori stranieri hanno interrotto il contratto per disaccordi con il proprio tutor. Personaggi di tutto rispetto, da un giorno all'altro spostati dalla capitale alla provincia, in apparenza una promozione a incarico dirigenziale, in pratica trasferiti per dare nuovo slancio alla sezione e perché non producevano abbastanza risultati, non eccellevano più. Anche il sensei è sempre valutato, considerato e soppesato e deve superare nuove prove, nuovi esami. Anche in Giappone si festeggia quando un articolo viene pubblicato su un buon giornale: così in Francia, dove dall'impact factor si decide se stappare una bottiglia di spumante o di champagne. In UK, adesso chiedono due articoli all'anno di alto impatto. Da noi, due articoletti all'anno per non essere considerati improduttivi, ma ci si sta orientando verso sistemi internazionali di valutazione. Speriamo di riuscire a fare sistema anche condividendo gli spazi ed i mezzi, noi italiani siamo troppo gelosi di quello che è nostro.


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