giovedì 21 novembre 2013

Carnevale della Chimica- il cinema e le 13 arti

E' in uscita il prossimo numero del Carnevale della Chimica, il 23 novembre, che sarà ospitato da Margherita Spanedda nel suo blog Un pò di chimica.
  • il Carnevale n 33 ha un titolo un decisamente altisonante: “La chimica e le Muse”.
  • Le Muse? Ma sì proprio loro:  le leggiadre figlie di Zeus e Mnemosyne e, insieme ad  Apollo,  protettrici di tutte le  Arti.  Non proprio tutte. In verità le nove dee, superbe interpreti di musiche, canti danze e poesie di vario genere,  oltre che dotte astronome, pare disdegnassero le arti figurative in quanto un tantino troppo materiche  per  essere praticate da così leggiadre divinità. I tempi sono però  cambiati e quindi,  Apollo permettendo, insieme al cinema, decima musa, piazzerei  là sul monte Elicona, anche pittura, scultura e arti grafiche. Così facendo dovrei aver divinizzato tutte le espressioni artistiche: in caso , non esitate a colmare mie eventuali lacune con vostre   preziosissime  testimonianze. A questo punto, non resta  che trovare quel  filo, a volte sottilissimo, altre una vera  e propria fune, che lega la chimica a queste,  fatemi contare … 13 Muse.
Per dire qualcosa in più su questa scelta, mi sono ispirato a un commento della autrice nell'edizione del carnevale di agosto

  • Ogni volta che il fascino del cosmo mi avvolge o che cerco di seguire gli incerti confini tra vita e non vita, quello che provo è stupore e se da una parte questo mi spinge a cercare di saperne di più... In realtà è  necessità di  meditare sui pensieri di chi è in grado di percepire i tratti universali che le cose nascondono, è desiderio di entrare in contatto con opere d’arte che racchiudano il sublime o, ancora, di udire musiche che siano un sottile filo verso l’infinito."...
I film a cui mi sono ispirato per questo post sono "The beach" con Leo Di Caprio, e "La città dei bambini perduti" con Judith  Vittet (Miette) e  Ron  Perlman (One , detto anche Cromagnon)

La cité desenfants perdus, 1995 (La città perduta)
Regia   Jean-Pierre  Jeunet  (Il favoloso mondo  di Amelie)- Marc  Caro (Delicatessen)

In "La spiaggia" ci troviamo in un Eden che è ci mette davanti alla scelta tra le comodità spesso inutili della vita moderna e quello a cui bisogna rinunciare se si vuole tagliare tutti i ponti e chiudersi in un mondo isolato, questo mi ha dato lo spunto per tutti i prodotti chimici che incontriamo nella vita quotidiana, e che tornano nelle nostalgie dei "naufraghi" e  "hippies" che formano questa colonia anarchica ma dalle regole ferree.
Quando si tratta di tornare nel centro più vicino per fare acquisti e provviste, le richieste (anche i soldi, cartamoneta e carte di credito, diventano essenziali) sono le più disparate: Carta igienica e tamponi (tessere fili estratti da fibre vegetali), sapone (produrre olio e basi per saponificare), birra (fermentare granaglie), preservativi, medicine: aspirine, analgesici e così via,  macchina fotografica, rollini, oggi chiederemmo cellulari e internet). Già l'alchimia degli arabi del primo millennio prevedeva l'uso di elementi chimici e la conoscenza di reazioni chimiche per la produzione di composti utili.
Non ammettono culture e persone autoctone, quindi devono fare a meno delle cure con le piante locali, dell'artigianato con la creta,  modellare argille, per fare sculture e oggetti artigianali. Potrebbero, al massimo, fare teatro, preparare una compagnia o delle rappresentazioni, avere una dialettica interrelazionale, ma la chiusura verso l'esterno lo impedisce.

La città dei bambini perduti. Film in stile steampunk, come Avril e il mondo ingannevole
Per questo film, non è tanto la presenza di composti o reazioni chimiche che me lo richiama, quanto la presenza di un'arte nel suo genere, una estetica, una riuscita magia di ambientazione e di personaggi.
Nella parte più vecchia e fatiscente del porto ogni giorno vengono rapiti alcuni bambini. Il mandante è Krank, un uomo che non sa più sognare e che vuole prelevare i sogni dal cervello dei bambini. Per farlo si serve dei Ciclopi, criminali che hanno perso la vista, e li paga con occhi artificiali. Quando scompare anche Denrée, il fratello del gigante One, quest'ultimo decide di fare di tutto per ritrovarlo e far cessare i rapimenti. Insieme alla piccola Miette seguirà le sue tracce verso la Città dei bambini perduti...

Lo steampunk è un filone della narrativa fantastica-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso l'Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells.
Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico - a volte una vera e propria ucronia - in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) e l'energia elettrica torna a essere, come era nella fantascienza ottocentesca, un elemento narrativo capace di ogni progresso e meraviglia (come sarà poi l'energia nucleare o le interpretazioni della meccanica quantistica nella fantascienza successiva); dove i computer sono completamente meccanici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l'orbita lunare. Un modo per descrivere l'atmosfera steampunk è riassunto nello slogan "come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima"
In questo film si possono apprezzare diverse macchine da rivoluzione industriale, e meccanismi a ingranaggio che mettono in azione allarmi, reazioni a catena, e ambienti in stile Jules Verne e Nautilus.
Scenografia e ambientazioni con luci scure e diffuso grigiore, quasi da Ridley Scott in Blade Runner.

Miette come il Monello di Chaplin. Tutti i personaggi hanno toni grotteschi, rifuggono la normalità e richiamano i Freaks di Tod Browning, o le creature di Fellini: One si esibisce strappando le catene in una scena che ricorda da vicino Anthony Quinn che spezza le catene con i suoi pettorali nello spettacolo di Zampanò ne La Strada, o il pasoliniano Maurizio, l'uomo forzuto veramente vissuto a Porta Palazzo, a Torino, alle prese con il sollevamento del lastrone (e lo sfregarsi suoi cocci di vetro che non tagliano). Il truce direttore del circo invece ammaestra le pulci, bestiole un po' più perfide di quelle che volteggiavano sotto la Luci della ribalta. Il dialogo tra Krank e il bambino rapito è una rivisitazione del Nosferatu. Tim Burton e le atmosfere di Chi ha rapito babbo natale...
One: prima facevo il baleniere, poi ho sentito le balene cantare, ed ho sempre sbagliato la mira...
Miette ha freddo, One la riscalda soffiandole sopra: cosa fai? One: termosifone...
One precipita dalla piattaforma ma viene trattenuto dal nido di una cicogna. Il palombaro: non sempre cadere nella cacca è una sfortuna... (citazione da "Il mio nome è nessuno")
La barca con tutti i bambini messi in salvo cerca di allontanarsi dalla piattaforma: remate più forte, non ci muoviamo... "forse se tagli gli ormeggi..."
Il palombaro si è imprigionato alla piattaforma come una bomba umana, se ne accorge e chiama per farsi liberare, un corvo si accovaccia sullo stantuffo e preme la deflagrazione....

Fonti di ispirazione per questo film: 
ambiente portuario:  Querelle de Rainer Werner Fassbinder et La Lune dans le caniveau de Jean-Jacques Beineix
atmosfera nebbiosa: Le Quai des brumes de Marcel Carné
la banda di ragazzini vestiti come in Oliver Twist, or The Parish Boy's Progress
per il mostro che si ritorce contro il suo creatore: Frankenstein di Shelley
atmosfere steampunk come in: Ventimila leghe sotto i mari

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